INDICE



1 - Gelosia, libertà e autostima
2 - Dipendenza...autonomia e amore
3 - Paura e tradimento​
4 - La paura dell'amore
5 - Parole d'amore​
6 - Le parole magiche
7 - Amore e libertà: la saggezza dei Sioux
8 - La coppia sacra: sogno o realtà?
9 - Come il senso della morte rinforza l'amore
10 - ...sull'amore
11 - Amore: non è una parola
​12 - L'arte di creare legami
13 - Come mi ami? Eros indifferenziato o Amore incondizionato



GELOSIA, LIBERTA' E AUTOSTIMA





Il tema della gelosia è il più delicato rispetto alla relazione. Parlare di gelosia fa venire in mente Abuso, tristezza, controllo, insicurezza...parole che la nostra cronaca associa alla relazione patologica, ma parliamo onestamente:

chi non è mai stato geloso? quando avviene la gelosia? quando parliamo di relazione patologica?

La prima volta che mi sono imbattuta in questo sentimento era in un periodo di cambiamento della mia vita e ho iniziato ad osservare le emozioni che accompagnavano questa fase.

Un amico terapeuta mi fece notare che la gelosia è legata ad una insicurezza personale....ci ho pensato tanto, ma questo argomento è più delicato e complesso di quanto sembra in questa affermazione.

Io credo che crescere in una cultura dove ci insegnano che l'amore è solo tra 2 persone sia molto condizionante, ma ipotizzando che veniamo al mondo in una comunità in cui la libertà sessuale è considerata normale, che succede rispetto alla costruzione della coppia e della famiglia? Se consideriamo che la nostra preferenza spontanea e continuativa per qualcuno è l'elemento che determina la Scelta di un partner e la costruzione di una relazione di impegno con l'altro, nel momento in cui questa preferenza non c'è più non esiste più coppia ossia l'impegno reciproco tra due...

Se viene stravolto il sistema di base e si inizia a dover integrare nella nostra vita anche bisogni di terze persone e di quarte...non si parla più di coppia ma di Poliamore.

Chi vuole starci in questo sistema?

Chi vorrebbe di base sapere che l'uomo o la donna che preferiamo è dedicato altrettanto ad un altra persona? Visto dal nostro punto di vista questo è difficile e certamente e spesso fonte di gelosia e dolore. Io non credo che la gelosia sia una questione di insicurezza personale, credo che siamo di fronte a persone che amano investendo tutto sull'altro e che hanno un Sogno di Amore più forte della capacità stessa di amare l'altro come è.

Voglio dire che la gelosia si accompagna ad un certo egoismo che porta la persona a considerare l'oggetto del suo Amore, personaggio principale del suo sogno, come un suo 'possesso'.

Però...senza questa preferenza assoluta non si potrebbe costruire una famiglia e tutto quanto fa la 'sicurezza', romantica o no, che tornando a casa troveremo 'quell'abbraccio caldo' che ci accoglie.

Quindi, certamente la gelosia è frutto di un amore più 'civilizzato' cioè considera la 'proprietà in ogni cosa.

Allo stesso tempo è un amore che ha perduto la capacità di amare con generosità e incondizionatamente....che sono i meccanismi di base dell amore.

Molto probabilmente nascendo in culture tribali che si basano sulla condivisione della vita col gruppo in tutti i suoi aspetti, ma conosco per esperienza comunità dove, seppur cresciuti senza educazione al possesso, il desiderio è talmente forte che 2 contendenti possono arrivare a confronti cruenti. Si osserva lo stesso in molte specie di animali, in cui i maschi pur vivendo in branco e condividendo. .. lottano anche per la femmina scelta (finalizzato all'accoppiamento)....e succede tra le galline che si azzuffano per il gallo (l'osservazione dei nostri avi contadini del comportamento del pollaio, ha dato origine al proverbio.)

Io considero patologico questo livello di gelosia che alimenta odio e orgoglio nella persona, al punto da desiderare la morte della persona 'amata', se non può essere posseduta, oppure della persona che beneficia dell'amore del nostro partner. Questo livello di gelosia, che contempla la morte e la provocazione del dolore volontario dell'altro, anche attraverso vendetta....è ovviamente patologico. Tuttavia non si può liquidare il tema dando tutta la responsabilità a chi 'soffre di gelosia'. Se una persona è gelosa infatti tende ad avere attaccamento e questo si manifesta certamente in molti momenti della relazione. Se il partner apprezza questo e lo condivide, ha evidentemente lo stesso sistema (oppure un grande narcisismo che l'amore ossessivo dell'altro nutre)....finché l'equilibrio dura.

Un altro comportamento compensativo della persona gelosa è avere a sua volta più amanti. In questo modo il dolore dell'amore non corrisposto o l'attitudine del possesso sembra tenuto sotto controllo: si distribuiscono attenzioni altrove ricevendo indietro la misura della propria capacità seduttiva, del proprio fascino, che allontanano il fantasma dell'abbandono o del tradimento causato dalla propria inadeguatezza.

Certo, il mondo di emozioni che si muove nell'amore libero e confrontandosi con relazioni importanti e sentimenti profondi come la gelosia, la paura dell abbandono, il senso di colpa, il bisogno di libertà generano una grande crescita interiore.

A mio parere una crescita della consapevolezza, molto maggiore della crescita possibile in una tradizionale coppia stabile, che qualche volta si unisce per intenti comuni e ma non tocca le vette estatiche dell'amore e talvolta resta insieme per comodità e paura di ricominciare. Allo stesso tempo bisogna dire che non tutti possono sostenere lo stress di confrontarsi continuamente con la gelosia. Per qualcuno, il morso di questa emozione è talmente doloroso che rinuncia alla relazione stessa. Ogni scelta è comprensibile se frutto di una profonda indagine personale che conduce ad una decisione serena, risolutiva e pacifica.



dIPENDENZA, AUTONOMIA E AMORE



Quante volte ci siamo sentiti dire ‘sei troppo dipendente per questo soffrirai sempre’ e quindi...’dovresti imparare ad essere più egoista!’ d’altra parte c’è chi si sente dire’ sei troppo libero: non sei fatto per stare in coppia!’ e così via.

Gli amici e i familiari si preoccupano di darci consigli e sprecano definizioni senza sapere che le parole hanno una forza superiore a quello che noi spesso sappiamo e possono segnare la storia di una persona.

Veniamo al significato di alcune importanti parole: Indipendente è chi non-dipende dalla volontà, dalle parole e dai comportamenti di altri; quindi può basarsi su sè stesso.

Autonomo è chi è libero dal bisogno di approvazione e si comporta secondo regole e norme di comportamento basate sulla conoscenza di sè stesso. Indipendente e autonomo sono considerati spesso sinonimi ma c’è tra loro una sottile differenza.

Diciamo che essere indipendente consente l’agire senza aiuto di altri, mentre potrebbe essere difficile prendere una decisione senza l’aiuto di una altra persona.

Essere autonomo comporta la capacità di autovalutazione, quindi una capacità di autoascolto, di riconoscimento delle proprie forze e dei propri bisogni da cui nasce un comportamento conseguente.

L‘autonomia si manifesta anche nella capacità di pensare diversamente da altri. Una persona può essere indipendente ma non autonoma dunque. Una persona autonoma in genere è anche indipendente.

Considero che in ogni rapporto è necessario essere Autonomi, poichè significa ‘sentirsi’ e rispettare noi stessi , ma non significa essere autocentrati. Autonomia significa solo essere capaci di “restare in sè” pur sentendo il forte vincolo con un altra persona. In ogni relazione importante si corre il rischio di perdere l’autonomia e incorrere nell’indipendenza ...fino alla dipendenza. In una relazione sana è naturale e bello sapersi adattare e saper seguire anche le idee del partner con fiducia.



Quando questo diventa regola e si finisce per delegare al compagno/a le nostre responsabilità, la relazione perde di vitalità poichè viene a mancare l’aspetto paritario tra i partner, necessario per un’arricchimento reciproco derivato dal confronto di due identità diverse. Un segnale importante si ha quando uno dei due avverte il peso della perdita di identità, propria o dell’altro, che ha ‘consegnato’ all’altro la responsabilità della propria crescita. Questo segnale va ascoltato perchè ci serve a recuperare l’equilibrio, ristabilire la diversità gioiosa e nutriente.

Se vi sentite ‘snaturati’- cioè allontanati dalla vostra natura di base e, per esempio, abbiamo cambiato gusti e comportamenti per stare con qualcuno - , siete certamente in una fase di ‘dipendenza’. Probabilmente c’è bisogno di recuperare la connessione con voi stessi e fare un percorso per rinforzare la vostra Identità. Se, quando lasciate decidere il vostro partner, la gente dice che siete dipendenti, siate felici. Se siete capaci di affidarvi a qualcuno che vi fa felice, FINCHè vi fa felice, è solo un segno di generosità e consapevolezza.

Ricordate che gli egoisti, non sono capaci di tanta generosità perchè vogliono sempre essere autori dei loro gesti e differenziarsi, a volte anche al prezzo di distruggere una relazione importante; mettono al primo posto l’affermazione del loro Ego.

L’Egoismo non è l’evoluzione della dipendenza, ma solo una sua diversa manifestazione.

Non esiste una accezione positiva per ‘Egoismo’.

Ditelo a chi vi invita ad essere più egoisti nella vostra relazione! Allo stesso modo ricordate che la flessibilità è una qualità purchè non significhi tradire la vostra natura. E’ un rischio proporzionale alla nostra consapevolezza personale. Infatti quando una Identità è forte, è facile la propria diversità anche nella relazione, e tuttavia essere flessibili e generosi.

Significa mettere le nostre qualità ‘a servizio della relazione’, pur restando, per così dire, ‘liberi dall’altro’. Si può essere autonomi e in legame profondo, indipendenti e contemporaneamente impegnati e responsabili felicemente verso qualcuno...

Liberi ma insieme, dunque capaci di un legame nutritivo. Non si è mai troppo liberi per stare in coppia. La coppia non significa nè chiusura nè dipendenza e il suo successo non dipende da quanto possiamo sacrificare delle nostra libertà...ma dal grado di apertura al rinnovamento di entrambi.

Anche questo ditelo a chi vi suggerisce un modello di relazione sacrificale cioè in coppia e... infelici!



PAURA E TRADIMENTO



Condivido questo articolo nato da una consulenza ad una donna che sta attraversando un momento di forte inquietudine perchè il suo uomo non gli ha detto di alcuni incontri con un altra donna. Le prime domande che le ho fatto sono state "Come ti senti? Dove si localizza questo dolore nel tuo corpo? Cosa ti ferisce veramente?" Sappiamo che il timore di chi ama, quando scopre che il partner si apre ad altri incontri, è proporzionato alla sua sicurezza personale, alla capacità di guardare a sé con amore e fare un focus sulla proprie risorse e sulle possibilità di vivere con gioia indipendentemente dall'altro, permettendosi magari altrettanta libertà.

Quando uno dei due partner si apre ad altri incontri, specialmente se lo fa in un momento di vera armonia, accade che il mondo dell' altro crolla. Non è l' amore che crolla, ma la struttura della fiducia. Sebbene diciamo che perdiamo fiducia nell'altro in realtà perdiamo fiducia in noi stessi.

La fiducia nell' altro infatti è possibile solo se abbiamo fiducia in noi stessi, nelle nostre capacità e nei nostri valori e l'altro è il nostro specchio oltre ad essere il destinatario di questa 'irradiazione' personale. Le parole della donna erano un misto di amarezza, spavento e delusione. Non ho potuto evitare di chiedere "Ma cosa è accaduto realmente?" ed ho scoperto che quella 'apertura' del suo compagno era una semplice 'uscita' con donna, con cui un anno fa c'è stato un incontro sessuale.


Allora ho chiesto: "Di che hai paura? Del passato o del presente possibile? Cosa ti scuote? Ricordare quello che hai vissuto un anno fa o l'idea che questo sia una cosa che si ripete o il pensiero che questo accada perché tu non sei abbastanza per lui?" Lei risponde: "Lui non me lo ha detto. L'ho scoperto per caso. Lui doveva incontrare lei e aveva pensato di frequentarla per alcuni giorni, quando io non potevo esserci. Questa mi è sembrata una cosa premeditata a mia insaputa....ancora peggio!"

Il punto si sposta su un altro aspetto della relazione che non è la libertà, ma la sincerità, l'onestà di comunicazione che serve a rendere il partner complice anche se non partecipe. Allora è stato fantastico. Lei ha capito di non essere gelosa come lui l'accusa di essere, ma piuttosto bisognosa di un rapporto paritario e di partecipazione reciproca.

Comprendere il punto delle nostre ferite mostra molte cose di noi. Lei dice che ha la sensazione di essere amata da lui con tenerezza e passione, ma si domanda "dove è il rispetto se lui gli nega proprio la conoscenza degli eventi che possono mettere il luce bisogni e aspetti del suo carattere e accende possibili cambiamenti con cui lei dovrà prima o poi confrontarsi"?

Così vediamo che non è sempre la libertà la causa del dolore nella coppia, ma come questa viene gestita; la forza distruttrice del 'non detto' e la sensazione dell'esclusione che viene da questo, hanno il sapore di uno schiaffo ricevuto senza sapere perché. Anche se il silenzio forse voleva essere un atto di libertà... Certo, vivere esperienze senza condividere con il partner è una possibilità interessante per uno sviluppo personale; è molto pericoloso se diviene una abitudine che crea una crepa di smisurato mistero nella coppia e alimenta un immaginario illusorio della relazione.

Se parlare non basta a capirsi, non servirà certamente il silenzio....a meno che non aspiriamo a una relazione di falsa armonia.



LA PAURA DELL'AMORE



Ho seguito pochi giorni fa una dinamica tra innamorati che mi ha fatto venire voglia di scrivere su questo tema. La donna sta vivendo una crisi personale dovuta a una preoccupazione per un familiare e un giorno è in preda a tutte le paure possibili: paura di non essere una buona figlia, paura di non essere autonoma economicamente, paura di essere malata, paura di non avere abbastanza forza per gestire tanti impegni e paura di essere sopraffatta dallo stress affettivo, paura di non saper amare, paura di perdere il suo compagno. ...paure paure e ancora paure....e non sa esprimerle con calma e serenità.

Quel giorno la donna si sveglia la mattina presto, dopo una notte agitata, ed ha questa grandissima ansia; cerca di controllare il suo stato mentre il suo compagno gli dorme vicino. Si ripromette di non dirgli nulla.

Quando lui apre gli occhi la prima cosa che lei dice è : “Buongiorno amore, adesso facciamo ginnastica perchè mangi sempre male e devi equilibrare con cose sane!”

Lui si arrabbia perchè lei gli parla con un modo accusatorio e autoritario e si alza dal letto nervosamente. Lei si rende conto che ha espresso male le cose che voleva dirgli, ma non ha saputo fare altro. In realtà ha voluto esprimere la sua paura per lui, ma la pressione con cui l'ha manifestato è la pressione di tutte le sue paure.

Chiede Scusa e gli chiede comprensione. In mezzo alle lacrime gli dice che si è svegliata con la 'paura di tutto' compreso di perdere lui e questo ha generato questa infelice espressione verbale.

Lui ha rabbia perchè questa reazione è smisurata e non considera che lei sta male.

Lui è concentrato a difendere sè, fermo nella sua apparente forza, ma incapace di entrare in empatia con lei. Lui l’accusa di non saper comunicare e sposta l’attenzione sul fatto che lei ferisce lui. Invece lei cerca la sua attenzione, un abbraccio, un contenimento, e magari un ”che posso fare per te?”.

La mia domanda è: perchè due persone che si amano e che condividono visioni, sogni, progetti e intimità cadono così facilmente nella distanza quando ci sono bisogni diversi? Cosa rende una persona innamorata la più crudele verso il soggetto del suo amore? Una volta in uno dei miei corsi una persona che tutti nel gruppo celebravano come una persona straordinaria per la sua sensibilità, confessò che con i compagni del corso questo gli restava facile, mentre nella relazione di coppia perdeva tutte la sua empatia e talvolta diventava colpevolizzante verso in compagno proprio quando magari lui gli mostrava una difficoltà. Se ne rendeva conto ma non chiedeva scusa: restava fermo e rigido. E un giorno fece questa considerazione in gruppo: “So che con chi amo di più dovrei essere più amorevole invece divento più duro e inflessibile. E’ la qualità dell’amore che crea la differenza del mio comportamento. Da chi mi è più vicino mi aspetto di essere sempre capito e mai ferito”. Ma quante persone capita di essere così dure con le persone che amano di più? Mi domando "dove nasce questo ‘veleno’ verso l’amato/a in difficoltà?", e "perchè quello che chiede aiuto deve ricevere, in più, anche il rifiuto e l’abbandono dall’altro?".


Si direbbe che è da egoisti essere indifferenti alla fragilità di una persona che si ama, ma forse si può capire che questa sia la reazione di un adulto che è stato un bambino ferito e che la sua reazione non venga dal cuore ma dalla pancia, dove l’istinto di difesa attiva tutti i meccanismi di allerta, poichè nella dinamica di coppia ha ritrovato similitudini con un momento drammatico nell’infanzia.

Per questo diventa impossibile per l’uomo tendere la mano; perchè questo gesto crea il legame, lo solidifica, lo conferma ma l’amore è il fantasma e per questo diventa impossibile anche dire “capisco che stai male ma se mi parli così fai male anche a me e non posso più aiutarti!”.

Un trauma nell’infanzia crea un Idea di amore, e facilmente coltiva un attitudine idealista per sopravvivere alla dura realtà. Il punto è che l’amore ideale è una via di fuga e un confronto invincibile per ogni compagna.

Lui, che reagisce così duramente alla donna che ama e non gli perdona di non saper parlare con calma quando è in preda al panico, ha in realtà la più grande paura: la paura dell’amore vero. Se lui sapesse vivere nel qui e ora potrebbe vedere che lei è vulnerabile, mutevole, umana come lui e che ha bisogno comprensione e di pazienza come lui e che se ha una crisi non significa che non lo ama più, ma che ha perduto il centro la connessione con le sue risorse.

In questa durezza e quella che lei legge come aggressività è l'espressione della sua fragilità più grande: la paura di un amore reale, quello che fa lo slalom tra le difficoltà, le tentazioni, le occasioni di fuggire, di mentire a sè stessi.

Appena l’uomo può riconoscere la sua tendenza a cercare un amore ideale, e diviene consapevole, potrà avere il coraggio di guardare la sua donna negli occhi anche se parla a sproposito, anche se è nel panico puro, e avrà il coraggio di darle la priorità e rinviare la preziosa lezione di ’educazione al linguaggio’ voluta dal suo Ego.



parola d'amore: la comunicazione affettiva



"Ti amo ma non posso vivere con te”

“Ti amo troppo”

“Ti amo, questo è il problema!”


Quante di queste frasi vi è capito di udire nella vostra o nella vita di altri? Pensi che queste frasi sono 'normali' espressioni di affetto? Certo, sono frasi comuni, frutti del giardino incantato del falso amore, scambiate per amore vero, alla fine costano un grande prezzo. Tutti confondiamo il 'Ti amo' per amore, ma non consideriamo la coerenza tra parole e fatti. Chiudiamo occhi e orecchie pur di credere a certi Ti amo.


Basterebbe sapere che l'amore è una strada semplice fatta di evidenze. Non facile, ma una strada che ti apre sempre più il cuore, e ti mette a nudo, e per questo molto dura. La chiarezza, la coerenza e la trasparenza sono qualità dell'amore. Un sentimento di benevolenza per qualcuno spinge naturalmente alla progettualità, crea piacere di vicinanza e non è mai troppo.

“Ti amo ma non posso vivere con te” e “Ti amo troppo”- “Mi ami troppo” sono espressioni di paura di coinvolgersi, così come “Ti amo, questo è il problema!” può essere l'espressione nascosta di una rabbia profonda di chi si sente travolto dall'amore e perdere il controllo di sé tanto da dover ambiare programmi e priorità della propria vita.

La Comunicazione affettiva comincia quando si accetta la nostra vulnerabilità emotiva, si fa amicizia con le emozioni e si comincia distinguerle. Comunicare gli affetti migliora la dinamica di relazione umana: dall'amicizia alla coppia, dalla famiglia ai rapporti professionali. La Comunicazione affettiva è la capacità di esprimere con parole chiare un sentimento, di parlare col cuore aperto, non filtrato e che non lascia spazio all'intuizione, con empatia anche se con cruda sincerità, e senza incolpare e giudicare. Non è il 'bon ton' del linguaggio, anzi! La comunicazione affettiva non ci evita di ferire o di essere feriti, ma produce un grande effetto: l'incontro con la pura realtà di sé e del sentimento, la dissoluzione delle illusioni amorose. Usare la comunicazione affettiva dà una grande pace. Vieni a fare una seduta: il peggio che può succedere è che imparerai a dire consapevolmente “Ti amo, e questa è la mia gioia più grande!”





la coppia sacra. sogno o realta'?



Chiunque si sia dedicato alla ricerca del cammino per la coppia felice avrà capito che la psicologia e la psicoterapia si nutrono dei traumi affettivi e i percorsi riabilitativi spirituali portano alla consapevolezza del valore di sè e delle proprie relazioni.

Tuttavia sulla via della consapevolezza ci si pongono obiettivi molto alti, come l'amore incondizionato e la coppia sacra. Naturalmente non si possono affrontare certe Vie senza confrontarsi con la paura delle delusioni amorose e con le delusioni di sè stessi per il conflitto tra ciò che ci hanno insegnato e ciò che scopriamo di essere, o tra ciò che crediamo e ciò che sentiamo.

Quindi, talvolta, di fronte a grandi temi, viene da chiedersi se non siano invenzioni dei maestri illuminati...o di qualche filosofo pazzo che teorizza sull'amore sfidando la gente comune a provare sentieri così impervi quanto inevitabili per l'evoluzione spirituale.

La coppia sacra è una unione dove ci si consacra totalmente all'altro, condizione determinante per entrare in contatto con il divino, che dovrebbe essere lo scopo ultimo della coppia tantrica e dell'unione nel fare l'amore con il corpo e l'anima.

Tutto questo lo si comprende bene, se nonchè, si scontra con i nostri istinti che ci conducono invece verso una promiscuità, che si potrebbe vedere come una delle risorse che la natura ha trovato per l'evoluzione e la sopravvivenza di molte specie.

La nostra mente impazzisce cercando la via giusta, poichè in una 'coppia aperta' si percepisce come preda della perdizione persa nell'oblio dei sensi e come 'coppia esclusiva' si può sentirsi soffocati nella noia della scelta fatta una volta per sempre. Per potersi consacrare veramente all'altro non si può certo sperare di operare una scelta di volontà che pieghi gli istinti a forza e neppure ci si può fidare dell'eros e della passione che prima o poi rischiano di lasciarci a piedi.

Cosa significa allora e come si può vivere quello stato che viene come una spinta fluida dal nostro cuore e che allinea tutte le parti di noi in modo magico? Sapendo che non è qualcosa che si può ottenere o scegliere ma è uno stato di essere.....

Se consacrarsi all'altro non significasse prendersi un impegno di fedeltà e di rinuncia verso tutto ciò che ci distrae, ma significasse vivere quella situazione con totale presenza a cuore aperto...potremo immaginare la Coppia Sacra come un momento di integrazione e coerenza totale, un pò come tuffarsi nel Qui e Ora con tutto te stesso nella percezione dell'altro.


Ma come gestire tutte quelle idee, quei retaggi sulla esclusività di un rapporto sacro e sul tradimento ?





Il vero tradimento pare non sia quello in cui deludiamo qualcuno perché abbiamo rotto una promessa fatta....ma quando tradiamo noi stessi, la nostra vera natura....quando tradiamo il nostro cuore...e lo facciamo ogni volta che non siamo in ascolto, ogni volta che non siamo presenti al momento presente.

Per allenarci a essere presenti chiediamoci il più spesso possibile: come mi sento? cosa sto facendo? come lo sto facendo? e ogni tanto poggiamo le nostre mani sul cuore e ascoltiamo tutto ciò che accade. Allora quando ogni istante sarà sacro perché noi ci consacreremo ad esso, allora saremo capaci di essere in totale unione con la vita e con gli altri e la coppia sacra nascerà spontanea nella nostra condizione di vita, proprio e solo perchè rispetta e condivide questo cammino verso il sacro.

Entreremo in contatto con il divino nell'altro, ritrovandolo prima in noi e lo condivideremo se entrambi lo sentiamo agendo fluidamente. Vivere la Coppia Sacra è possibile. Io l'ho vissuta per anni ed ho conosciuto una sensazione di perfezione relazionale che prima non immaginavo esistere.

Era divenuta realtà perchè entrambi non ci eravamo posti obiettivi.

Eravamo stati nel sentire e ci eravamo fidati di questo per abbastanza tempo da strutturare in noi una percezione di essere la Coppia Sacra.

Provando a dare forma ad una vita di coppia regolare e a stare in regole ed abitudini socialmente accettabili, abbiamo rovinato tutto. La coppia Sacra non nasce da un progetto e da una unione di mente e cuore, ma da una risonanza energetica e da una attrazione che va oltre lo spiegabile. Da un magnetismo verso l'altro che consuma le catene interne di chi gli resiste. Soprattutto nasce libero dal volere e si rinnova ogni giorno...senza promesse di nessun tipo.

E' questo che rende la Coppia sacra una coppia spirituale, a cui si giunge attraverso una pratica spirituale. Quando la pratica è stata interiorizzata si accende 'un barlume di speranza' che questo sogno si tramuti in realtà.

Non è detto che la Coppia Sacra si formi in un contesto spirituale; a volte, per esempio, le persone entrano nella via tantrica, pensando di riqualificare la loro relazione e migliorare sè stessi, invece comprendono che i problemi della coppia vengono dalla mancanza di quella speciale 'vicinanza di anima' con l'altro e la loro'assenza' da una difficoltà a mantenere fede ad un impegno non spontaneo.

Molti, per fortuna, scoprono invece come ritrovare l'anima dell'altro, oltre tutti i meccanismi sociali che normalmente soffocano l'amore. Comunque chi pratica una Via di consapevolezza, impara a riconoscere sempre meglio chi corrisponde come consapevolezza.

La parte spirituale che ognuno ricontatta lo porta più vicino a vivere l'esperienza del divino in coppia.

Questa connessione si porta nella vita fuori, ed aiuta a migliorare la qualità di relazione, aiutandoci a trovare il Partner più adeguato al nostro momento esistenziale...sempre nel lungo cammino verso la Coppia Sacra.



amore e liberta': la saggezza dei sioux



Secondo una bella e antica leggenda Sioux, affinché una coppia duri e sia felice, i due partner devono volare assieme uno accanto all’altro, ma mai incatenati, mai schiavi l’uno dell’altro.

Perché l’amore autentico non vincola, bensì unisce due individui in un medesimo progetto senza che nessuno dei due debba rinunciare alla sua essenza e identità.

L’antica saggezza dei nativi americani continua ad ispirarci con le sue storie, le sue leggende capaci di favorire in noi un importante risveglio.

Un’antica leggenda degli indiani Sioux narra che, un mattino, una giovane coppia di indigeni si recò a visitare lo sciamano del villaggio. La coppia viveva vicino alla zona oggi chiamata “Colline nere”, monti considerati sacri dal popolo Sioux.

Il ragazzo era un coraggioso guerriero il cui cuore era abitato da onore e nobiltà d’animo. Nuvola Alta, la sua ragazza dagli occhi a mandorla e dalla folta chioma, era piena di decisione e, soprattutto, di amore sincero per il suo futuro sposo. Il motivo per cui erano andati a fare visita allo sciamano era per loro molto importante: avevano paura che il loro fidanzamento, che quell’amore così devoto e solido che ora si dichiaravano, si sarebbe in qualche modo spezzato. Avevano persino timore di morire e di non riuscire ad incontrarsi nell’aldilà. Volevano che l’anziano stregone desse loro un rimedio, un sortilegio o un trucco che rendesse il loro amore eterno. La sfida Il vecchio sciamano fissò entrambi per qualche istante con il suo sguardo acuto e il suo volto scalfito dagli anni.

Fumò la pipa, aggrottò la fronte, si schiarì la voce e poi prese la mano della ragazza: «Se desideri conservare al tuo fianco il tuo amato, dovrai intraprendere un viaggio. Non sarà facile, ti avverto. Dovrai salire su quella collina che vedi laggiù e prendere con le sole mani un falco, il più forte, il più maestoso. Dopodiché, dovrai portarlo qui vivo il terzo giorno dopo la Luna piena.»

Successivamente, lo sciamano si rivolse al giovane guerriero: «In quanto a te, devi sapere che il tuo compito sarà altrettanto difficile e impegnativo. Devi scalare la montagna più alta del nostro villaggio e prendere un’aquila. La più bella, la più vigorosa, la più selvaggia. Dovrai poi portarmela qui lo stesso giorno in cui si presenterà col falco la tua amata».

La giovane ragazza Sioux e il suo amato compierono la sfida posta dallo sciamano.

Lei portava il falco in una sacca di pelle. Il giovane aveva con sé l’aquila, quella più bella e più forte.

Quando giunsero dal vecchio stregone, chiesero entrambi quale sarebbe stato il passo successivo. «Ora dovete fare quello che vi dico: prendete i rapaci e legateli per le zampe con una corda di cuoio, in modo che uno sia vincolato all’altro e viceversa. Poi lasciateli, affinché volino liberi.» Quando svolsero questo compito, davanti al risultato rimasero attoniti, senza parole. Nel momento in cui i due uccelli cercarono di spiccare il volo, non fecero che cadere di continuo. Frustrati e pieni d’ira, presero a colpirsi vicendevolmente con i loro becchi duri e forti.

Il vecchio sciamano si avvicinò agli uccelli e li slegò. «Ecco il sortilegio di oggi: imparate da quello che avete appena visto. Se vi incatenate l’uno all’altro, anche se si tratta d’amore, non farete altro che ferirvi, lacerarvi e rendervi infelici. Se volete che il vostro amore duri, volate assieme, volate alto, ma mai legati. Perché il vero amore unisce, ma non vincola.»


La coppia emotivamente ecologica è quella in cui ci si sente uniti, ma non vincolati

Nel complesso percorso verso la costruzione di un rapporto di coppia stabile, felice, maturo ed appagante, è necessario equilibrare forze e spazi e creare un’alchimia in cui poter essere se stessi senza smettere di essere in due. Non bisogna mai trascurare nemmeno il terreno dell’identità, lo spazio dell’amor proprio, il giardino dell’autostima e il salotto in cui abitano i sogni personali e tutto ciò che ci definisce. Perché, in fin dei conti, in ogni relazione siamo obbligati a salvaguardare gli spazi individuali per poter preservare la magia di questa 'speciale alleanza'.





come il senso della morte rinforza la vita



Può darsi che sembri un audace associazione la morte e l'amore, ma io non lo credo.


Il senso della morte è quando si ha la percezione della caducità delle cose, del corpo che, nonostante gli sforzi per l'eterna giovinezza, non resiste a dover, prima o poi, ritornare alla terra, alla fugacità dei momenti e delle esperienze. Quando si comprende che la morte è una condizione inevitabile che fa parte del flusso della vita e non la sua fine, e quando si 'accoglie' questa realtà come un dono per poter comprendere il valore più profondo della vita stessa, tutta la prospettiva esistenziale cambia e con questa la prospettiva sull'amore.

La fugacità e la caducità sono una condizione della vita stessa non alterabile con la volontà nè con la capacità umana, se non temporaneamente.

Trovarsi davanti alla grandezza della vita, fa cadere la paura di non essere efficienti e bravi e di non aver fatto tutto bene, che è una pretesa dell'Ego.

Quindi la sensazione della morte porta all'accettazione dell' imperfezione umana, e costringe ad abbandonarsi a ciò che si è. Poichè ognuno è soggetto a cambiamenti emotivi, tanto temporanei e delicati quanto definitivi e drastici, si può dire che anche questi cambiamenti sono espressione della stessa fugacità della vita...che in tal caso coinvolgono la sfera dell'amore.

Anche se l'amore romantico porta a credere nell'Amore Eterno, e usare parole come 'non ti lascerò mai' , 'starò con te per sempre' è vissuto come ricevere o fare promesse...in realtà dobbiamo ricordare che queste belle frasi sono vere in quanto esprimono l'intensità del momento presente, ma nonostante la loro veridicità, quasi tutti hanno dovuto fare l'esperienza di perdere qualcuno amato, e si sa che è tanto più lacerante e inspiegabile se si è creduto letteralmente a certe promesse senza considerare l'impermanenza che domina su tutto.

Io abbraccio l'invito del buddismo a mantenere la coscienza costante che 'tutto passa', non come giustificazione a non impegnarsi o vivere con superficialità ciò che la vita ci regala, ma esattamente l'opposto.

Proprio perchè tutto ci può essere strappato improvvisamente, va valorizzato.

Pensare che ciò che viviamo abbia poco valore perchè potrebbe durare poco significa implicitamente considerare che conta solo ciò che possediamo e in quanto tale, dura secondo la nostra volontà e il nostro desiderio.

Ma allora dove sta il mistero della vita? ...e il mistero dell'amore?





Eros e Pathos si scambiano nel ciclo della vita; quando siamo nutriti dalla presenza di qualcuno che ci da piacere e gioia siamo nell'Eros, quando questo ci lascia, o quando questa fase finisce e ne sentiamo la mancanza inizia il Pathos.

Talvolta Eros e Pathos convivono contemporaneamente, cioè quando siamo nell'amore con qualcuno che ci piace tanto, e mentre ne godiamo sentiamo la paura che potremo perderlo...così il piacere non è vissuto in modo assoluto perchè mitigato dalla pena dell'ipotetica perdita. Io propongo una visione cosciente dell'amore, che unisce la percezione della sua preziosità e della sua impermanenza, (se non altro nello stesso stato) per istigare ognuno ad approfittarne finchè c'è.


Il concetto di impermanenza è difficile da accettare quando dipendiamo da altri per sentire lo slancio verso la vita, mentre se siamo pieni di vitalità sappiamo che ciò che passa, pur togliendoci temporaneamente fiducia, fa spazio a nuove possibilità.

Se è vero che se il senso della morte prende il sopravvento si sviluppa un sentimento di sfiducia e di paura e quindi non c'è spazio per l'amore, è vero anche che talvolta l'amore porta ad una percezione illusoria della realtà e quindi comunque si va verso il dolore. Io credo che la condizione a cui tendere sia l'equilibrio tra l'apertura del cuore e la costante coscienza che ogni attimo può essere l'ultimo; come un filo su cui cercare passo per passo, giorno per giorno, relazione per relazione, la propria andatura, con momenti più esitanti e momenti più sicuri, sempre teso tra gli infiniti della vita.


Il senso della morte aiuta l'amore che può rinforzarsi confrontandosi con la realtà sempre preziosa anche se talvolta dura.